Ancora
adesso, a distanza di cinque anni, sì, lo ammetto, ma tanto lo sapete, faccio
errori imbarazzanti quando scrivo in tedesco. Le mie mail sono piene di
aggettivi non declinati e di verbi in posizioni sbagliate. Non ho imparato, non
imparo, credo non imparerò mai la perfezione formale in questa lingua. E non
solo perché è maledettamente difficile. C’è un rifiuto, istintuale e profondo,
nel normalizzare una lingua che non è la mia, in cui non sono nato. Una refrattarietà
remota, insidiosa, che non mi è del tutto chiara. Curioso, invece, che tradurre
questa lingua mi venga così naturale. Perché tradurla è portarla a casa mia, riportare
l’ignoto al noto, dove il prodotto finale squilla nelle lettere e nei suoni in
cui penso, mi incazzo, amo. Produrre testi in un’altra lingua è esperienza di
alienazione radicale, di spersonalizzazione annichilente. (Eppure, al tempo
stesso, non c’è frase italiana che non impasti di un tedeschismo, da
Schadenfreude a lernare). Nulla mi ha reso più umile che il vivere ogni giorno
esposto alla lingua non mia. Vivo, infatti, costantemente di fronte ai miei
errori, ai miei limiti, alle mie imperfezioni. L’umiltà della propria
fallibilità nondirado diviene umiliazione. Un amaro in bocca, nel sentirsi così
adulto nel fare tutto in un mondo linguistico non proprio e così bambino, ovvero
il bisognoso di aiuto, il non autosufficiente per antonomasia. Quando scrivo un
articolo, un intervento, o anche una semplice email. Bambino. Perduto,
smarrito, molto spesso, ancora oggi, malgrado tutto. Orfano. Sì, orfano. Che se
la lingua in cui nasci è “madre”, esserne privati, uscire da essa significa
nient’altro che essere orfano.
come ti capisco...:)
RispondiEliminaMhh , mi vine da pensare che tradurre ti viene
cosi´ bene perche´ e´ un attivita´ passiva .
Die Sprache ist die Wahre Heimat ( von Humboldt)
se fosse possibile scegliere , si dovrebbe emigrare
verso nazioni dove si puo´ parlare la stessa lingua ,
osservai una volta notando che quando lasciarono
la loro patria Thomas Mann ando´a vivere
nella Svizzera Tedesca e continuo´ a parlare tedesco
e Prezzolini si stabili´ in Ticino , in questo modo
ognuno rimase legato alla propria lingua.