lunedì 10 novembre 2014

La scabrosa scelta della moderazione. Ovvero, sulla impossibilità di un partito di centrosinistra in Germania

Tutti noi conosciamo le aporie del PD nostrano, oscuro prodotto alchemico che ha condotto il più grande partito comunista dell’occidente a diventare ricettacolo di berlusconiani pentiti e risorti in Renzi, cattolici con la chitarra che sognavano da tempo un mostruoso connubio tra Baden Powell e quel che resta di Carletto Marx e infine qualche vetero compagno fedele alla linea anche quando la linea fottutamente non c’è.
Ebbene, spesso l’erba del vicino si crede sia più verde, oppure, in questo caso, più rossa. Sport nazionale della penisola italiana è l’esecratio di sé e la credenza che la terra d’Alemannia sia faro di civiltà indiscusso, dove il principio di non contraddizione aristotelico veglia sulle sorti delle umane genti con amorevole e inflessibile esattezza.
Chi pratica tale sport e, come me, nutre sinceri sentimenti sinistroidi, spesso non sa però, che quello che si chiama con PD con la S davanti, e che è il più antico partito socialista d’Europa, grande promotore dei diritti e della dignità del lavoratore ai tempi del Kaiser Guglielmo, è anch’esso, oggi, una barzelletta.
Il cosiddetto SPD vive l’atroce e dilacerante antinomia, infatti, tra l’essere un partito d’ispirazione sociale e l’imperativo della moderazione, oggi inaggirabile anche in Germania. Da rosso è diventato, come il nostrano piddì rosè, e anche parecchio annacquato. Lo dimostrano le ripetute Grosse Koalitionen, dove SPD sente più naturale fare massa con Angelona Merkel (da noi lo fa con Angelino Alfano, non è proprio la stessa cosa, ahimè) piuttosto che con la temibile LInke.
Perché in Germania, a differenza dell’Italia, esiste ancora un partito che, senza paura, si chiama La Sinistra (in Italia, glom, abbiamo La Destra), e che vive anch’esso un’atroce dualità. Rottame della DDR o sinistra versatile all’altezza dei tempi?
Quel che è certo è che nell’arte della moderazione e della mediazione esiste tanto un coraggio quanto una viltà. E per il rosé espeddé (SPD) i nodi stanno venendo drammaticamente al pettine.
In Turingia, dove vivo da un anno, fino a venti e qualcosa anni fa c’era un regime che oggi non si esita a definire dittatura: la DDR. Di comunista aveva lo spaventoso fatto di aver reso gli uomini “comuni”, cioè il più possibile gli uni uguali agli altri. Forse anche nei diritti, ma anzitutto nelle case monoblocco di Lobeda, nel solo partito votabile, nell’unico pensiero praticabile. Con un simile passato (fresco di una generazione), dichiararsi comunista in Turingia non è poi così diverso dal dichiararsi fascista in Italia. Ah no, in Italia si può agilmente, scusate. Comuque. Dopo la riunificazione delle due Germanie tornò all’est la libertà di pensiero e d’associazione, ma aumentò la disoccupazione, dal momento che moltissime imprese sovieteggianti non erano minimamente all’altezza dell’americanissima e luccicante West Germany. La suddetta Linke si fa carico di questo malumore, e afferma la necessità di uno stato sociale più presente. I maligni sostengono anche di uno Stato socialista più presente. Per molti, è il partito unico del pensiero unico camuffato da agnello sindacalista.
Ma io volevo parlarvi dell’SPD. Che come dicevo è arlecchino servitore di due padroni inconciliabili, ovvero il liberalismo economico ed il conservatorismo egemonico in terra europea di Frau Merkel e il laburismo spinto della Linke. Può esistere una terza via alla BCE di Francoforte e ai monoblocchi di Lobeda?
In Turingia, ed è questo il fatto che mi ha spinto a scrivere questo pezzo, se lo stanno chiedendo. Alle scorse regionali di poche settimane fa il popolo ha risposto così: 33,5% CDU, 28% LInke, 12% SPD, 10% AfD, 5,7% Verdi. FDP non pervenuto. Col suo 33%, priva del suo alleato naturale, la CDU, sebbene primo partito, non può governare. Col suo 28% la Linke offre un dato di peso. Col suo striminzito 12% SPD sa che qualunque cosa accada governerà. Ma con chi? È tempo che questa centenaria perda la verginità politica, e si dia in sposa, pare. Quel che farà in Turingia, se si concederà, ovvero, alla CDU piuttosto che alla Linke, avrà un’importanza epocale per la sua storia e per quella della Germania. I nodi della sua identità verranno definitivamente al pettine. Col rischio di ritrovarsi la zucca calva. Mai bivio fu più scabroso. Pensate succedesse in Italia…

Per la cronaca, 
- SPD Turingia ha posto all'ordine del giorno con referendum ai suoi iscritti: volete la coalizione rossa-rosé-verde? il 70% ha detto di volerla.
- ieri era il 25esimo del crollo del muro. Per le strade di Erfurt, capitale della Turingia, c’erano due cortei. Uno a base CDU che aborriva un neogoverno rosso Linke-rosé SPD (con stampella Verde), e un altro che lo promuoveva. In entrambi i cortei, sfilavano militanti ed elettori dell’SPD. Principio di non contraddizione aristotelico, dicevamo all'inizio. E in effetti: Germania,  tertium non datur…

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