Si può essere nostalgici solo a condizione di non avere l’oggetto
del dolore, l’algos del nostos, sotto gli occhi. E quando qualcosa è lontano dagli occhi, ben lungi dal diventare lontano dal cuore, sembra sempre un
pochettino migliore di quello che è. La siepe leopardiana che il guardo
esclude, o i mille km da casa giocano a volte strani scherzi. Questa vita tra
Italia e Germania, questa polarità a volte schizofrenica, e che ormai so che è
bene non si sciolga mai, ha trovato poche ore fa una eccellente definizione da
parte della mia amica N., con la quale da anni pratichiamo assieme lo
sport di cercare di capire la conditio italogermanica.
Bene, N. scrive: “l’Italia è un stupendo Paese di merda”.
Come darle torto. La Germania per converso mi riesce
difficile dire che sia stupenda (i luoghi comuni di chi mai vi ha messo piede
trovano in questo punto la loro ghignante e stolta rivalsa) e soprattutto non è
affatto un “Paese di merda” (almeno oggi, 2014). Sospendo il giudizio su che
cosa sia un Paese di Merda (grossomodo possiamo intuirlo: è un Paese
annichilente e annichilito, che trita ingurgita demolisce e quasi ti espelle,
proprio come un cilindro fecale).Mi soffermo un secondo su “stupendo” e sulla
sua (inesorabile) correlazione alla Merda.
Stupendo è ciò che desta stupore.
E sebbene in Italia ci si
abitui a tutto, e le logiche non euclidee siano diventate l’ordine delle cose,
e per due punti non allineati nello spazio se passa una retta dev’essere una
retta “tangente”, sicché tutto sembra visto, detto, scritto, perdiamo il pelo
ma non i vizi, e soprattutto il senso morale dell’indignazione, cionondimeno, l’Italia
stupisce. Stupisce chi ne prende ogni tanto sano congedo e la guarda un secondo
dall’esterno, sospendendo il vacuo ovvio quotidiano intasato dalle (De) Filippiche
sempre più populiste. Stupisce per fortuna non solo ciò che la rende un Paese
di Merda, ma anche ciò che l’ha resa grande. Gli archi dei Cesari e i palazzi
delle signorie rinascimentali, le coste e le Alpi, la mozzarella di bufala e non
solo le bufale dei politici, l’alta moda milanese e il panettone basso genovese.
Stupendo viene da stupore, ma non solo lui.
Uguale e
contrario, ingiuriosamente ridicolizzato, lo stupore, proprio di quel primo
filosofo che cadde nel pozzo, porta con sé un suo fratello minore: lo stupido. E
dio (o chi per lui) solo sa quanto è stupida l’Itaglietta del nostro tempo. Una
civiltà dell’estetica che ha difficoltà a darsi un’etica. Questo l’ho detto
molte, troppe volte. Ma solo oggi grazie a N. l’ho davvero capito: siamo
soggetti e oggetti di stupore come nessun altro popolo al mondo. E quanto
questo mi dia noia, chi mi conosce lo sa. Siamo sistematicamente osservati come
animali bizzarri in questo grande zoo che poi è il mondo. Quando all’estero ti
sentono parlare, molti ti s’avvicinano, e ti chiedono trionfanti: ma sei
italiano?! con un misto di ammirazione e scherno, e tanta curiosità. (Come se
fossimo rari come il Gronchi rosa, diobono, se non siamo ovunque noi…)
E questo
probabilmente è il motivo: destiamo stupore, perché sanno (spesso senza esserne
consci) che siamo stupendi. E per questo ci prendono per stupidi.
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