venerdì 7 febbraio 2014

Ricomprensione

Che la vita non sia una linea retta orientata verso un punto fatidico e fatale nello spazio-tempo, ma una spirale che torna e ritorna su se stessa, avvolgendosi, accartocciandosi, ripiegandosi, e poi – solo allora – proiettantesi in avanti per poi nuovamente ritrarsi un pochettino, sempre memore di ciò che la preceduta, non bisogna credo leggere Hegel per saperlo, o meglio, per sentirlo. (O forse sì). ‘Nel corso del tempo’ – ovvero Im Lauf der Zeit, come un film che mi è accaduto di vedere l’inverno scorso, così essa si svolge. Un intreccio di cose persone città e situazioni, che spiralmente, ciclicamente, ritornano.
Ma è come siamo pronti, come siamo disposti a questo ritorno che fa la differenza. E nemmeno qua bisogna conoscere Nietzsche per saperlo. (O forse, idem, sì). ‘Le stesse cose ritornano’, e a seconda di come siamo messi, possiamo ritrovarci pesci intrappolati in una boccetta (e pure con l’acqua da cambiare!), anziché novelli Ulissi capaci di ritrovare Itaca. Per aspera ad astra, attraverso un sentiero disseminato di ripetuti ostacoli (come dice Zarathustra, che tu percorra la via che scende a valle o sale al monte, che tu venga dal mare o dalla collina, prima o poi uno stronzo lo incontri), ci sono alcuni ritorni che sono semplicemente trionfi. Sono quelli in cui si percepisce che se la propria vita è un romanzo dev’essere per forza un romanzo di formazione. E si osa addirittura presentire che essa abbia un senso, un senso che non è soltanto quello dell’umorismo. Sono quei ritorni in cui si sente tutta la distanza che si è percorsa, tutto il negativo che si è superato, tutta la consapevolezza che si è acquisita. Una consapevolezza che per molti significa apprendimento di un fare guardingo e scettico, dispiegantesi mediante l’elaborazione di congegni-filtro sempre più sofisticati. Per fortuna non è questo il caso.
Una parola per tutto questo esiste: ricomprensione. Sia essa detta accentuandone i tratti temporali (comprendere, ovvero, capire, e quindi ricomprendere, ovvero capire di nuovo, capire meglio), sia essa detta accentuandone i tratti spaziali (comprendere, ovvero essere-composto-di, includere, abbracciare), ricomprensione significa per te oggi essere accolto da una seconda famiglia, e sapere che se tutte le cose devono passare, alcune cose rimangono. E ciò che rimane, non è altro che è ciò che hai scelto.

Come diceva un altro film, in cui un buon cinque anni fa mi compiacevo di identificarmi, “perché io mica divento amico del primo che incontro. Io decido di voler bene, scelgo. E quando scelgo, è per sempre”.

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