Diciamocelo, la nostra epoca può
essere anche divertente. Dimentichiamoci per un secondo lo spesso male di
vivere incontrato nell’incartocciarsi del contratto di precariato riarso. La
nostra epoca ti permette di fare la foto mentre reggi la torre di Pisa che
pende pende e mai non va giù a ora di pranzo e di vagare per i praticelli tra
il Reichstag e la porta di Brandeburgo a ora di cena. Di leggere un noir
genovese sull’aereo pisaberlinese pagato meno di cinquanta euros. Di conoscere
una ragazza di Lu’’a che lavora a un patronato Uil a Berlino. Di scrivere
queste fregnacce via pc su un intercity Berlino-monacodibaviera che si spiezza
in due all’altezza della cittàdilutero Eisenach. Di viaggiare su quel treno con
un’offerta speciale su internet che poi stampi il biglietto comodamente a casa
tua e il controllore con una specie di pistola aliena sparaflasha e riconosce
che non gli stai presentando una patacca. E ti chiede anche la carta di
identità, quella invece, italianamente stampata ancora su cartapecora di
incunabolo cinquecentesco. Di ascoltare musica registrata a cuba sul detto computer
assemblato in cina mentre stai facendo quel viaggio. (Di avere amici del paese
a fianco del tuo che si sposano una signorina di cuba).
Tutto questo sembrerà ovvio, ed è
bene che lo rimanga. La vita è un fatto ovvio mentre vivo. Ma oggi, saranno le
dodici ore di viaggio sul groppone (e ce ne sono ancora due tutte da fare fino
alla piccola capitale dello spirito assoluto dove mi verrà a prendere una
collega palestinese) non mi sembra poi così ovvio. C’è proprio spazio per tutto
nella vecchia Europa, fosse anche solo nella sua fascia centrale (quella che si
chiamava Lotaringia un po’ di anni fa?) e me ne stupisco come un bambino, o
forse, meglio ancora, come un vecchio. Come la sciura berlinese su stampella
che nei sotterranei della hbf guardava attonita un Davidbeckham scheletrico e
tatuato pubblicizzare braghe di un pigiama di h&m.
Mai come oggi è facile passare
dai lungarni pisani che quasi mi commuovo da tanta beauté alle ragazze coi capelli
creativi della capitale tedesca, rasati da un lato e leopardati fucsia.
Duemilacinquecento anni fa un omino chiamato Eraclito diceva che capiamo
vagamente qualcosa della vita solamente grazie ai contrasti. La vita è fatta di
priorità, come diceva il postmoderno Magnum Algida, ma anche di polarità. Se
manco un’ora fa alla Berlin hbf stavo ingurgitando un currywurst prodotto in
serie e senza amore scroccando lo sgabello a quelli di Burgerking, alle 11 di
stamattina stavo addentando un panino colla porchetta in una stazione di
servizio nei pressi di forte dei marmi. Anzi, non era un panino, dovete
saperlo. Il benzinaio dell’Agip qui poco dopo il casello Versilia non ti
confeziona il panino chiuso ma ti mette il porchettone delizioso in un vassoio
e il pane coi semi di finocchio a parte semiaperto ché dice ‘autogrill spa mi
ha vietato di fare panini, ma questo lo chiamo ‘tagliere’. Tre euro e pochi
centesimi. Mito assoluto. Prenderei sempre l’aereo da Pisa solo per passare a
mozzicare un vassoio di pochetta con pane a lato solo per lui. Possa lo spirito
assimilitorio e onnidivorante del putrescente capitalismo tardo moderno risparmiarti
nei secoli, tu, fulgido esemplare di genio italico. Amen.
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