domenica 2 giugno 2013

A Reiner Fassbinder, e a tutti gli altri

Al mondo sono passate molte genti,
non importa le idee e le vite che professassero.
quando avevan qualcosa di sensato da dire
non era in virtù di un'idea, di un gruppo
ma di una condizione, più o meno effimera.
erano loro. esposti alla loro singolare solitudine.
senza didattiche né esemplificazioni,
senza l'ossessione di essere
paradigmatici.
non c'era né bene né male in quello che 
facevano. non c'eran bandiere né
cause per cui si sarebbe aperta una
petizione alla base delle loro azioni.
Essi mostravano semplicemente l'umano
nelle sue infinite e sempre purtuttavia limitate 
possibilità. bestia e angelo. sterco e ambrosia.
Mostravano un caso particolare
del realizzabile, e questo è tutto.
Un possibile modo di vita, un possibile
quotidiano, un possibile essere alle prese con.
C'era chi aveva sempre davanti a sé il mito del successo
e chi la condizione della donna. Chi l'ipocrisia
piccolo-borghese, chi il combinare il pranzo 
con la cena. Ma non importa.
Esistono dinamiche dominanti e pensieri ancor più
sciaguratamente
dominanti. Ed esiste chi, per istinto o per cultura,
'fiuta la sola'. E dice no. Prende congedo,
con o senza qualcuno con cui correre.
C'é chi chiama daimon tutto questo.
O forse, più semplicemente,
libertà.

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