mercoledì 19 dicembre 2012

Questa città che assomiglia a uno spätkauf


Appena sceso alla stazione ebbi una sensazione di squallore e pericolo. Ragazzi che avranno avuto non più di dieci anni più di me (si direbbe quindi, uomini) camminare soli con una lattina di birra sotto un cielo grigio alle tre di pomeriggio. Abbigliamenti e fruttaroli vendo tutto cinesi. Cinesi, maghrebini. Uno stradone largo, la Oststrasse, tagliava come una lama sottile la città. Me la immaginavo strade delle compere post bombardamenti, apogeo di un capitalismo senza senso come a Stoccarda. E invece no. Tutto il multiculturalismo che vuoi senza cultura. L’affastellarsi di mondi diversi ma ben poco possibili. Singoli che ondeggiano confusi manco fossero in una canzone dei led zeppelin. Ognuno responsabile della faccia che ha, ognuno responsabile di quella fottutissima faccia. Quando vedevo un tedesco mi pareva un extraterrestre. Come a Genova, la domenica mattina. tutto chiuso, tranne i cinesi. una desolazione assoluta. Düsseldorf, ho pensato, è come sarà Genova nel 3000. Tutto quello che ho appena detto, e nel frattempo la città vecchia, i vicoli, le ultime friggitorie, bettolini e mariezozze non ci saranno più. ci saranno anche lì solo gli spatkauf. che si chiameranno così, alla tedesca. e i pochi reduci col vizio della conoscenza si chiederanno ma che cazzo vuol dire spatkauf? (sì, “cazzo”. perché neanche belin ci sarà più)

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