mercoledì 26 dicembre 2012

assegnare un valore agli incontri


Mi trovavo alla stazione di tortona, in occasione dell'ennesima ripartenza per la terra tedesca. Presto sarei arrivato a milano centrale, di lì a malpensa, l'ultimo capuccino decente per qualche settimana, e così via. Sebbene fossi in anticipo di una mezzoretta buona, decisi lo stesso di fare subito il biglietto per non pensarci più. Sebbene la città superasse i trentamila abitanti e avesse una certa rilevanza negli snodi logistici del nord-ovest, intrecciandosi ivi le linee per torino e per milano, nessuno presidiava la biglietteria. Era chiusa. Un'unica macchinetta automatica rendeva possibile l'acquisto dei biglietti. Sicchè, procedetti all'operazione che tante volte mi ha visto protagonista. Premi lo schermo, evita l'offerta ai piccoli bimbi bisognosi di te, etc etc. I miei genitori osservavano ammirati tanta padronanza. Dietro di me, una giovane donna, bionda e impaziente, e una signora che avrà avuto un cinque dieci anni più della mia mamma. Io finii ben presto di stampare il mio biglietto, quindi la bionda si mise in azione. Non riuscendovi. Sbuffava. Sorprendentemente, la signora dietro di lei iniziò ad aiutarla. In quattro e quattr'otto s'era impadronita dei segreti di quel macchinario, intuitivo, parecchio intuitivo, ma certamente estraneo al suo mondo d'origine. Eppure, era fantasticamente a suo agio. La bionda, stordita restava a guardare con un pizzico di sfiducia e scontento. E non è tutto. Dopo aver fatto il biglietto a sè e alla ben più giovane e sprovveduta sconosciuta, la signora iniziò a parlare con mia madre. In modo gaio e socievole, come chi ha conosciuto il mondo abbastanza e purtuttavia non lo teme affatto, anzi. Nell'arco di poche battute uscì l'inevitabile discorso per cui io stavo andando in germania dove lavoravo come ricercatore etc etc traducevo libri etc etc. La signora rispose senza scomparsi: aber das ist sehr schon! E iniziò a parlare in un tedesco semplice ma corretto. Prese a dire che era in pensione da alcuni anni, e che trovava splendida quest'età per potersi mettere finalmente a imparare delle lingue, che riteneva cosa molto importante. Su consiglio di suo figlio aveva seguito un corso di tedesco, e in pochi mesi, senza essere mai stata in suolo alemanno, aveva acquisito una dignitosissima competenza standard, a discapito dell'età e di tutto il resto. Ammirato e intenerito, le scrissi il mio indirizzo di posta elettronica, e le diedi il mio indirizzo. Le avevo raccontato di tubinga, dello studentato dove vivevo, e lei mi disse che chissà le sarebbe piaciuto visitare tubinga. Sono cose che si dicono, pensai, ma poi chi le fa. Ci salutammo con affetto, e per un po' parlammo di lei e di quanto era in gamba e tutto quanto con i miei genitori.
Oggi è santo stefano, e ho aperto la mia casella di posta elettronica. Non ci ho trovato il solito spam nè troppe email di lavoro, che da qualche giorno mi concedo un'insolita pausa. Ho trovato una email in tedesco, breve, con un nome che mi risuonava lipperlì insolito. Poi ho capito. Era lei. S'era ricordata. Della nostra breve conversazione, del tedesco, del foglietto dove le avevo scritto il mio indirizzo. L'indirizzo email recava un nome maschile, forse quello di quel figlio che le suggerì di farsi un corso di lingua. Con questo frammento lei mi aveva dimostrato ancora una volta che cos'è assegnare un valore agli incontri.

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