uno dei pochi più pavarottiani di me nel 2009. nel coro dell’università
e nella stazza. filosofo pure lui. americano, mezzo irlandese, studioso di Kierkegaard.
timido e gentile. indimenticabilmente si complimentò con me per il mio maglione
preferito che, da me lavatriciato era diventato un batuffolo bordò. diceva ‘sembra
così morbido’. Cose così le diceva solo lui. Si scusava sempre per il suo
tedesco poco perfetto. Non che il mio fosse quello di goethe. stasera mi ha
scritto. su skype. dopo 3 anni in cui nel frattempo ha fatto la specialistica
in irlanda. ora è nella città del grunge per eccellenza. tra poco attacca un
dottorato a nuova york su derrida. nel suo chiedermi come sto per un po’
abbiamo parlato di lavoro. deformazione professorale più che professionale.
poi. lui mi dice quello che mi voleva davvero dire. quello per cui mi ha
scritto. “un altro tema” mi dice lui. “ich liebe xxx”. una ragazza che era con
noi, qui, tre anni fa. tre anni sono passati. tre anni. l’irlanda, la
specialistica, un inizio di ph.d. tra poco per lui. e qualcosa di ugualmente
shakerante senza cambiare continente per me. tre anni. all’epoca tubinga era
nuova e io ancora così vecchio e immaturo, proprio come un adolescente. non son
riuscito a dirgli altro che “immer noch?”, ovvero “sempre e ancora?” .
lui mi
ha risposto Ja, e ha sorriso con uno smail.
e io son rimasto lì, a chiedermi cosa va e cosa resta, e perché io non ho creduto in nessun immer noch e quanto mi sento stupido a volte per questo. lui nella sua timidezza avrebbe capito.
sono rimasto un attimo irrisolto, ma lui mi aveva già augurato buon natale. spero di sentirlo prima del 2015. e che amor vincit omnia.
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