lunedì 6 agosto 2012

Come si fa una tesi di dottorato


[liberamente ispirato-desperato al celeberrimo Come si fa una tesi di laurea di Umberto Erto Erto Eco. Risalente allo scorso inverno-del-nostro-scontento.]

Il primo punto è la scelta dell'argomento della vostra tesi, ovvero ritagliare dall'infinita trama delle cose che compongono il mondo un francobollo di millimetricità claustrofobica di cui il sistema gradisce voi diventiate il massimo esperto mondiale. A tale proposito si auspica che voi abbiate intuizioni in proposito, costituenti di fatto l'1% del vostro lavoro che dovrete saldare ad un 99% di lavoro consistente nella lettura di (pre)testi su cui saldare detta intuizione. Chiaramente detta intuizione non fa di voi dei genii, non esistono pensieri realmente nuovi, e a ben guardare i pensieri non sono di nessuno. Tuttavia voi sarete costretti a un matrimonio che neanche le caste indiane impongono con un autore, il che significa che leggerete tutto quello che ha scritto e tutto quello che è stato scritto su di lui, auspicabilmente. Questo non ve lo imporrà nessuno, ma se dovrete svolgere un tema all'interno di un signor x di vostro gradimento, dovrete cercare il tema in tutta la carta stampata dell'opera omnia di x. Che ovviamente non condivide la vostra madrelingua quindi dovrete affidarvi a traduzioni spesso da graffiare il soffitto. Che molte cose non sono tradotte, quindi dovrete imparare la sua lingua. Che ci vogliono diversi anni ma qui si vuole tutto e subito. E quindi leggerete alla spera in dio senza sapere neanche se quello che state leggendo vi servirà per la tesi. Non dico per la vita, dico per la tesi. E quindi passerete intere giornate a strapparvi i capelli arrovellandovi i neuroni su pagine e pagine di cui non capirete, prima di tutto, l'utilità. Quando vi va bene, nella vostra lingua madre. Non preoccupatevi, saranno incomprensibili comunque. Prima ancora però dovreste sapere che cosa leggere. Che cosa esiste. Che cosa x ha scritto o meglio ne è stato pubblicato. Diventerete letteralmente scemi e ansiogeni nel capire anche solo che libri dovrete leggere, prima ancora di leggerli fisicamente. Ogni volta troverete testi aggiunti a quelli che avevate già nomelencato che vi faranno desiderare un novello rogo della biblioteca d'Alessandria. E poi facevate questo lavoro per amore della sapienza. Per scoprire la letteratura critica sul vostro x diventerete ancora più scemi. Con l'esperienza, cioè con gli errori e gli scleri avrete accesso alle banche dati, di cui nessun docente vi avrà mai parlato. Sistema bibliotecario nazionale, internetculturale e via dicendo. Cose che dovrete scoprire da voi, o attraverso la rivelazione ebbra di qualche amico. Troverete allora che del vostro divo esistono 596 titoli in giacenza nella biblioteca tedesca presso cui vi rifornite. 596 libri di e su di lui. Su un argomento sarebbe follia. Tra poco intravederemo perché. Su una persona che dire? E se il vostro divo è più divo, si arriva a 2000 titoli come niente. Ve li procurerete. Li vedrete, li sfoglierete, li leggerete col flash forward sentendovi degli stupratori di testi. In realtà, sentirete tutto questo inutile. Se ogni libro sarà composto da 200 pagine, e il vostro divo avrà 2000 titoli, avrete da scorrere 400000 pagine. Mezzo milione di pagine, arrotondando con eccesso di 100000 pagine, e questo, per ritrovare qualcosa che in un certo senso 'sapete' già. O quantomeno, 'sentite'. Mezzo milione di pagine, l'amazzonia che piange lacrime di cellulosa, per trasformare il vostro sentire in un supposto sapere.
Vi diranno che dovete scrivere. Addirittura pubblicare. Aggiungere le vostre 200 pagine alla deforestazione, alla vanità, alla storia. Che dovente ammonticchiare titoli. Recensite, per farvi conoscere. Andate ai convegni, per farvi conoscere. Pubblicate cose di cui siete pienamente consapevoli della migliorabilità, che sapete non sono minimamente decenti, per farvi conoscere. Scrivere. Ma di che cosa, con mezzo milione di pagine sul groppone? Normalmente, prima uno legge, poi scrive. Prima si mangia. Gli input delle letture assorbite superano infinitamente gli output di quello che verbalizzerete. dovre(s)te ricordarvi tutto. Prenderete appunti. Al computer, magari.
Diventerete ordinati. Schederete tutto. Per non sentirvi pirla e monomaniacali tenterete un discorso interautoriale che vi manderà invece al manicomio davvero. Perchè il mezzo milione di pagine pro signor x autoriale si molteplicherà per tutti i signori x che scomoderete. 10 signori x, 5 milioni di pagine da leggere. No, non mandatemi in manicomio, rifate i calcoli. Ai convegni conoscerete la spocchia, l'autopromozione, la competitività dai denti scintillanti in sorrisi aguzzi come sciabole. Vedrete intorno a voi amici che fanno cose vedon gente e ingravidano il curriculum. Probabilmente in vano, come voi. (Già perchè l'immediato futuro di tutto questo è la disoccupazione assicurata, ma non è per ora il caso di andare nel politico in senso stretto.) Ma almeno respireranno la pluralità di interessi e di stimoli. Voi diventerete un onnisciente del dettaglio, stilerete bibliografie epocali per dire cose che capirebbe anche un'anima semplice cresciuta in mezzo a una foresta non raggiunta dalla corrente, figuriamoci dalla secondaria che t'impone di imparare l'ebraico.
E tutto questo, per elevare a professione quella passione per la lettura che non potrai più esercitare alla sera, come ogni privato cittadino che dopo aver timbrato il cartellino, oppure tirata giù la saracinesca, oppure chiusi i buoi nella stalla, può fare. E tutto questo per aver frainteso il bisogno di comprendere il mondo, gli altri, te stesso, con il fare della ricerca la tua professione. E tutto questo per capire, con inaudita violenza in un barlume di lucidità, come un grande poeta che grande era tanto quanto si vergognava di diventare tale, che c'è più vita in una piccola tabaccheria / che in tutti i suoi libri di poesia. Figuriamoci, di filosofia.

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