giovedì 13 giugno 2013

Was liebst du an Anderen? Meine Hoffnungen

Alla domanda 'che cosa ami negli altri?' Nietzsche rispondeva 'le mie speranze'. aldilà della facile accusa di narcisismo credo che sia qui nascosta una grande verità. siamo, o almeno io sono, terreni fertilissimi potenzialmente, resi aridi dalle cicatrici dell'umano esistere, dalle inculate fotoniche ricevute in fiducie mal riposte, scettici e guardinghi pur non avendo nulla da perdere. sperare, almeno per me, è esplicitamente vietato. è solo una passione triste fomentatrice di dolore all'orizzonte, spesso mi dico.
sono queste le cose del mio essere ligure che proprio non mi piacciono. un fortissimo maniman di fronte a tutto, con cui si respinge il nuovo, si mortifica il possibile, non si crede nel progettabile. conservazione e rassegnazione. rassegnazione come consapevolezza. distacco e sarcasmo come reazioni di difesa. impotenza come stato mentale. come vivere in un romanzo di verga. predestinazione al non ne vale la pena. il 'disturbo?' come modalità di default nelle interazioni umane. la sensazione di rompere i cosiddetti e quindi non chiedere, non varcare soglie, non bussare a porte. il chiedete e non vi sarà dato come presupposto. che conduce quindi al non credere.
ma poi arriva chi riesce a farti fiorire. e non puoi farci niente. c'è una ragazza, qui a tubinga, che invece di ligure non ha proprio nulla. a volte ha i suoi momenti negativi, come me e voi, ma quando è felice, dovreste vederla. capireste. oggi eravamo in giro sotto un sole quasi cocente e mi comunicava tutta saltellante e piena di vita una sua nuova idea. che dal momento che siamo in tanti in casa potremmo creare un'associazione e quindi un café internazionale dove ognuno può cucinare qualcosa del suo paese. poi giravamo e un negozio di cibarie italiane cerca un lavorante. mi fa: perché non entri e chiedi? io vedo il non-senso e temporeggio titubante. lei entra per me e inizia a dire di avere un amico di genova che è così bravo nel scegliere il vino e il cibo e mi costringe ad entrare. è stato come essere preso per la manica della giacca ed essere amabilmente buttato di fronte alla vita. raramente, quasi mai ho conosciuto una persona così. in cui il senso è possibile. in cui c'è la sensazione del poter fare, del costruire. in cui l'energia non è solo infinito che non si compie mai, ma fiducia e atto. in cui la speranza esiste e vive e si fa scelta concreta. 
belin. se penso al mio paese, dove quasi si fa a gara a chi è più scazzato, più deluso dalla vita, più dissacrante. con l'unico risultato di rendere la vita, che è già difficile per i cazzi suoi, ancora più desolata e brutta. dove di default si ha il godimento del trash, forma sogghignante di chi non sa esperire la bellezza e allora tenta l'appagamento sornione e superbo col brutto.
lei no. lei sa vedere bellezza, anche dove ce n'è poca e ci vuole un grande impegno. e quell'impegno lei ce lo mette. e quando sono con lei, penso quasi che nella vita si può fare qualcosa di più di essere un ex bambino prodigio e che scaccola il suo talento nelle sue cazzate naif. posso persino credere in un'azione volta a una meta e vederla sensata...

3 commenti:

  1. Capuccetto rosso non è d'accordo con questo post.

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  2. Rileggevo. Bella la citazione da Nietzsche. Ma oggi mi sento più brechtiana: "Was tun Sie", wurde Herr K. gefragt, "wenn Sie einen Menschen lieben?" "Ich mache einen Entwurf von ihm", sagte Herr K., "und sorge, daß er ihm ähnlich wird." "Wer? Der Entwurf?" "Nein", sagte Herr K., "der Mensch."

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