mercoledì 3 aprile 2013

solo, con brio

vivo attualmente in un romanzo di kafka sceneggiato da beckett con colonna sonora affidata agli smiths. cospirazioni, delazioni, condanne in contumacia, assurdo, grottesco, cose maggiormente temute che accadono sempre, esclusione. come se la vita fosse distante, lo è sempre stata, mai mi sono concesso di indulgere troppo nella tentazione di esistere, per pragmatismo o per viltà. e adesso è distanza e preclusione, non nel banalmente essere in terra straniera, che par quasi una rara benedizione, la benedizione della leopardiana siepe di sicurezza per non essere troppo a contatto con le ferite aperte che si epifanizzano nei negozi di genova che invece chiudono. acqua da tutte le parti e cielo grigio, madreperlacea sospensione di uno sbadiglio di una parentesi di un interludio di questi ultimi mesi d'ancora relativa sicurezza, di stipendio. e poi? che ne sarà di me? italia, germania, francia? dove? per cosa? a fare? con chi? ho finalmente capito che la vita non deve essere un fatto individuale, che questo egocentrismo nevrotico in cui ho vissuto sovrastato dal senso di colpa per il non produrre abbastanza cioé per il non impegnarmi abbastanza nella mia autoconservazione non è cosa che ne valga la pena. proprio ora desidero smettere di pormi al centro dell'universo nella modalità asino da basto che per unire il pranzo con la cena ha visto morire l'amico più importante stando a 600 km di distanza e non ha visto nascere nessun sentimento radicale e spossessante dal proprio ego che i più chiamano amore. di questi anni cosa resterà? di questi giorni tutti uguali davanti al monitor a mettere ordine in un puzzle babelico? senza per questo approdare all'aridità o al cinismo ostentato, ma sempre più lucido (e ludico!) nel mettere al bando tutte le forme di consolazione che i più chiamano filosofie o religioni, mi ritrovo scettico come quando avevo diciannove anni. solo, con più brio. e non mi dispiacerebbe, perché in questo scetticismo cioraniano mi sento finalmente di nuovo me stesso, mondato da tutte le appartenenze che avevo cercato di indossare. senonche, sono tutte maschere del dolore. nel frattempo le vite degli altri si muovono del medesimo procelloso mare, periglioso e irto di merda. chi affoga, chi annaspa, chi si issa e inizia a vivere la felicità, reale solo se condivisa. tanti auguri a voi.

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