domenica 24 marzo 2013

Festa segreta


Era una festa segreta. In Germania funziona così, e a Tubinga forse anche di più. Tutti gli studenti sono uguali, ma alcuni più uguali. Vivono all’interno di associazioni dette ‘Verbindungen’, veri e propri legami vitalizi. Pagano una cifra mensile non solo nel periodo dello studio, ma para toda la vida, e in cambio ricevono benefici. Piccole massonerie crescono, de facto. Epperò, tali Verbindungen sono di sottobanco famose per quanto gagliarde sanno essere le loro feste. Ci si aspetta sempre qualcosa di straordinario da loro. Contatti impensabili. Quella celebrità lì, quell’attore di teatro, quel cantante che tutti conoscono, ah sì, lui, ne è membro. E quindi. Da un po’ di giorno la mia coinquilina turca H. mi andava dicendo: hey c’è questo party ma non dirlo a nessuno… è solo per gli invitati, io al massimo posso portare una persona, capisci cosa intendo? Immaginavo di sì.
Comprensibilmente, la curiosità era forte. Avevamo un appuntamento alle 20 e 20 con un amico di H. Che se non ci fossimo presentati puntuali sarebbe andato su comunque anche per li azzi sua. La cosa sembrava seria. Compriamo con fretta da videoclip una bottiglia di rotwein procapite, e ci dirigiamo al punto d’incontro. Siamo pure in anticipo di un paio di minuti. Lui arriva, e saliamo per una strada ripida ripida. Cinque minuti e lasciamo le banche e tutto quanto, siamo in aperta campagna. “Vero buio di campagna”. Giungiamo a una villetta tardottocentesca di fuori, settantasettina di dentro. Non male, non male. Il buffet vegano fa capire chiaramente dove siamo andati a finire. Svariate bottiglie. La sfera rotante alla John Travolta che diffonde effetti di luce colorata. Rasta, treccine, tute adidas vintage. Mi aspetto la nuova frontiera dell’elettronica berlinese più underground, manco antonio albanese in uomo d’acqua dolce.
Ed ecco compare sul palco in gruppo. Hanno ottant’anni, esagerando. In quattro. Intonano qualcosa. La cantante non viene dai recessi più affumicati di una casa occupata, ma pare la sorellina addomesticata di Avril Lavigne. Più che l’acme, l’acne della rivolta. La rasata micidiale sulla tempia destra e un teschietto tatuato dietro la schiena che le terrà compagnia quando mangerà maultaschen in brodo in qualche paesino della foresta nera nel 2070 sono tentativi di esprimere in modo dubbiamente convincente una teenage riot non si sa bene verso cosa.
‘Mazza che Verbindungen. Belin che festa segreta.
Finita l’esibizione, H. e io tornammo a casa, intonando Complicated in almeno dodici modi diversi. Mi stupii svegliandomi il giorno dopo di non essere asperso di brufoli su ogni centimetro del viso.

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