thismustbetheplace mi ricorda sempre il fascino della
malinconia come visione del mondo. della seduzione della solitudine. del
desiderio di solipsismo. della voluttà di essere solo un solo. fandonie, per
fortuna. ma. la sincerità di chi se lo può permettere (vive di rendita
cheyenne), la sferza dell’ironia come esercizio dell’intelligenza. contro il
buon senso che poi è la banalità del male, in fondo. e i suoi ammonimenti in
forma di domande. ci hai fatto caso che oggi nessuna lavora ma in compenso oggi
tutti sono artisti? interroga un tatuatore glabro che ha fatto fidanzare la zia
paralitica con un buon barbiere. qual è quel momento della vita in cui
smettiamo di dire farò e iniziamo a dire è andata così? a una ragazza che
lavora in un fast food. che tanto ricorda quella ragazza americana a cui
impunemente jack Kerouac chiedeva il suo senso della vita. niente, non mi
importa, lei rispondeva. e invece no. lui, cheyenne vivrà qualche giornata con
lei. con tante persone. road movie senza nessuna ambizione di crescita
esistenziale grazieadio. non mi sto cercando, sono in new mexico, ci avvisa,
non in india. e non ha iniziato a fumare perché è rimasto un bambino, e il
tempo è la misura di tutte le cose, ci avverte captando l’improbabile saggezza
dell’amico cicciopalla detentore di un’arma segreta che farebbe impazzire le
donne. eppure non sei attraente, non sei intelligente, e… non ti lavi, gli
dice. e i viaggiatori mi stanno tutti sul cazzo, molto meglio i turisti. e alla
compagna che lo lascia vincere a pelota per farlo sentire un vero maschione che
però non so vivere senza di te risponde NON E’ VERO. MA E’ BELLO CHE TU ME LO
DICA.
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