lunedì 19 novembre 2012

il malinconico imperfetto


l'imperfetto è per definizione malinconico. più malinconica dell'azione unica irripetuta al passato remoto è l'azione che si ripeteva, e si ripeteva, e ancora, creando ritmi, abitudini, mondi vivibili. e che ora non è più.
contraiamo amicizie. abitiamo abitudini. provvisorie distanze, provvisorie prossimità. trasformiamo sconosciuti in conoscenti. addomestichiamo domicili. ci affezioniamo ai biscotti, agli scaffali, alla disposizione dei biscotti negli scaffali dei supermercati. 
e poi tutto questo finiva. prima o poi, tutto questo finiva.
(anche l'indeterminatezza di un 'prima o poi' è incredibilmente malinconica)
prendevo l'autobus e incontravo un signore, era lui, nei primi giorni. dopo poco iniziammo a sorriderci. non ci dicemmo mai il nostro nome - come rende tutto epico il passato remoto, come rende tutto malinconico l'imperfetto! poi giravo per tubinga e trovavo sempre un altro uomo coi capelli bianchi a nuvoletta, e gli occhiali tondi, e vedevo in lui me stesso proiettato. due anni dopo, passavo volentieri intere serate in casa. non uscivo più. mi bastava stare con i miei conquilini. avevo la fortuna che in alcuni casi i miei conquilini erano anche diventati i miei amici. parlavamo, e a volte si diceva anche qualcosa di sensato. ieri johannes mi ha chiesto - irrompe la singolarità dell'azione dal flusso! - se mi sento a casa mia qui al Kade. è stato bello che me lo abbia chiesto. avrei voluto dirgli che mi ci sento, ormai mi ci sento, perché so già che tra un anno parlerò di tutto questo all'imperfetto.

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