lunedì 9 luglio 2012

Apologia del "perché no?"

ad minchiam, all'insegna dellla più completa warum-nicht-sophie, detta anche filosofia del perché no, ho scritto a un professore di Jena che si occupa del mio supereroe barbuto preferito. costui mi era stato segnalato da uno spocchioso teologo, corpulento e saccente. e io a jena scrissi, e in tempo tre ore ottenni una risposta cordiale, di cuore davvero, e quindi un invito. e quindi gli dissi, questo venerdi, potrei venire a jena, e già mi guardavo le mitfahrgelegenheiten, e c'erano, e quindi mi portai avanti, ed sms a sconosciuti per sfrecciare su strade tedesche. e nel frattempo arriva il sì, il suo, mica un perché no. Un sì pieno e generoso, contento che qualcuno traduca il supereroe in italiano, desideroso di intraprendere una collaborazione scientifica. Poi penso, Jena è dalle parti di Weimar, val bene una visita. Cerco di mitfahrare per Weimar ma niente, e va beh. Poi lui mi scrive: stavo pensando di andare a Weimar sabato, verrebbe anche la mia famiglia se non le dispiace, se le va. E mi va. E si va. E belin, quanta roba a partire da un semplice why not.
Perché no, come a dire: se sei incerto tieni aperto. Lo spiraglio, il varco montaliano, la possibilità di un senso, che se falstaffianamente "tutto nel mondo è burla", almeno "lasciatemi divertire". E quindi eccomi svegliarmi venerdì neanche troppo all'alba, arrivare alle quattro del pomeriggio, con un autista conosciuto da tre ore addentare assieme come vecchi amici un thuringier wurst, e poi trovare la facoltà del generoso docente, cambiarsi nel cesso della facoltà per trasformarsi in una persona rispettabile, salire le scale a chiocciola di legno, trovarlo lì, iniziare a parlare. Libri del supereroe sul tavolo, fogli, un the, un caffé. biscotti americani. Espongo progetti di ricerca, progetti ricercati e compiuti, ottengo una proposta di ricerca futura a dir poco elettrizzante. E la rara sensazione di un dialogo lavorativo compiuto, e di avere davanti una persona interessata, e che scopro nelle 24 ore successive anche con un profondo senso dell'umorismo. Recensirà il mio libro. Forse andremo ad esplorare cose inedite in archivi lontani. Tutto questo a partire da un perché no. Da una domanda fatta senza convinzione a un suo paffuto collega, da una risposta forse data più per cortesia che per altro. Qualche mese fa avrei scritto: chi cerca non trova, chi non cerca trova. Paradossalmente. Quanto mi sono spaccato la capa per certe cose. Quando è no è no. Ma quando è perchè no, perchè no?

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