C’è stato un tempo in cui non avevo amici internazionali, e
quasi nemmeno interregionali. Non era secoli fa, macché. Era appena dieci anni
fa. Anche perché a pensarci bene dieci anni fa ero ancora al liceo. E quando
sei al liceo, specie se la tua scuola è in una piccolacittàbastardoposto di
diecimila anime, la massima alterità culturale che ti è concessa è quella a
cavallo dell’appennino ligure-piemontese. In quel tempo non solo non avevo
amici che parlavano altre lingue ed ero terribilmente giovane, ma anche
internet era terribilmente giovane. Non c’era il facebook dove com’è come non è
tutti a pettegolare con persone della vita quasi reale. No. C’erano realtà che
oggi paiono lontanissime come le chat e i forum. E i windowsmyspacelive. Questo non è un post sull’infanzia dell’informatica,
e nemmeno su me pioniere del blog, che se penso al nome che ci avevo mi
sputerei volentieri da solo in un occhio (se solo sapessi come si può fare). Il
punto è che quei forum erano realtà quasi magiche. La storia che sto per
raccontarvi è una storia vera, come tutte quelle che leggete qui.
Bene, andava che tenevo con altri due amici del mio
minuscolo paese un forum su musica cinema e tutto ciò di cui un adolescente
intellettualoide smania dal poter parlare e trova ovviamente terra bruciata
intorno a sé, chè a nessuno gliene cale di siffatte cose. Da grande, e specie
poi quando sei giovane e pensi solo alla tipa il motorino e il campetto.Noi non
avevamo tipa né motorino, al campetto toccava finirci per forza. E quindi
creammo sto musicforum. Ci si iscrisse una tipa. Embè embè era divertente
parlare con lei. Non era delle nostre parti, si divertiva molto a chiacchierare
con noi, e aveva delle battute che proprio ti lasciavano a bocca aperta. E. si
chiamava. Toscanaccissima – la prima di una lunga serie di affinità elettive
tra me e gli abitanti di quella terra – aveva un senso dell’umorismo tranciante
e diretto, che raramente avevo visto dalle mie parti, figuriamoci poi in una
ragazza. Commentava, tra il sarcastico e l’ammirato, anche le cose che scrivevo
sul mio blogghetto di allora. A volte mi cazziava per i miei eccessi di
intellettualismo. E me lo meritavo pure, non c’è che dire. Ricordo ancora una
sua ammirazione: “sei uno grosso”. Prendemmo a sentirci anche sul facebook di allora,
msn. All’epoca non c’erano foto ovunque, ci voleva spazio all’immaginazione per
capire che faccia teneva il tuo interlocutore virtuale se non lo conoscevi. E magari
una che si chiamava Priscilla teneva una faccia e un corpo da Gianfranco
Magalli. E. invece no, era davvero carina. E non nel modo patinato in cui lo
era il 90% delle liceali che sciamavano nei corridoi della mia scuoluccia di
provincia. Aveva grandi occhi verdi felini, capelli ricci ramati, una kefya,
lentiggini, e un colorito latte latte. Da msn e dalle sue foto profilo e dalle
sue frasi capii anche che aveva una passione smodata per le moto da cross e per
la ketamina. Io che a malapena sapevo che fumare l’erba non volesse dire l’erba
che cresce ai margini della strada non capivo, o forse non volevo neanche
capire. E. era spesso nervosa, e mi mandava a cagare nel bel mezzo di
conversazioni. Magari a una sua battuta replicavo e ceffavo la ribattuta, e lei
mi scaraventava sassaiole di improperi che manco se piovesse. Eppure, anche con
gli altri due miei compaesani con cui la si sentiva, c’era un bel contatto tra
noi e lei. Stavamo addirittura organizzando che lei venisse a campoliverpool. Non
sapevamo cosa ci avrebbe trovato nel nostro borgo di tremila anime
semiaddormentate, ma eravamo convinto che le sarebbe piaciuto.
Ma quella visita non sarebbe mai avvenuta. Litigammo male,
ricordo che su msn lei ci faceva un discorso tutto invasato su un rave dove
voleva troppo andare con l’obiettivo programmatico di distruggersi e di venire
anche noi. Noi le dicemmo che preferivamo altre cose e lei disse che non
capivamo un cazzo e ch’eravamo solo dei ragazzetti di provincia e via dicendo. Ce
la prendemmo sul personale lipperlì. Non ci venne spontaneo riprendere i
contatti. Ci dimenticammo, come spesso accade nella galassia internet, in
maniera inavvertita. Le nostre vite, come s’erano trovate, si dileguavano. Nemmeno
c’eravamo visti mai, oltretutto.
Io che sono un malinconico e che sono anche uno che non
butta via niente cosa feci? Mi tornò in mente il suo nome e il suo cognome. Avete
presente quando in mezzo al nulla un nomeecognome vi riempie le meningi come
fosse una formula magica e voi ve le spremete chiedendovi: chi cazz’è?! Per non
saper né leggere né scrivere googlai quel nomecognome che quattro, cinque anni
prima, quando il mio mondo iniziava a Ovada e finiva in cima al Passo del
Turchino e lei costituiva una fascinosa fuga sul mondo esterno. e scoprii che quel
nomeecognome non respirava più il mio stesso ossigeno, a 500, 1000 km di
distanza. “Si sono svolti martedì i funerali di E.C. – così diceva il primo
sito apparso – la ragazza diciottenne stroncata da una overdose la scorsa
settimana”. Era l’estate del 2008 quando tutto era successo, inizio luglio. Non
ci sentivamo da quasi due anni. Mi sforzai di ricordare cosa stessi facendo in
quel momento. Forse stavo blaterando le mie prime goffissime parole in tedesco.
Non lo so. Mi sforzai di dormirci su, fallendo. Avrei voluto telefonare a
qualcuno e raccontare questa strana storia troppo vera, ma non lo feci. La notte
seguitava andare avanti, e non c’era nulla che potessi fare.
:(
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