Quelli dell'Isis cominciarono con
far saltare per aria le moschee sciite, la scorsa estate. E noi non li degnammo
d’attenzione, perché erano ‘affari loro’. Non capimmo che la via che conduce
dal distruggere dei luoghi simbolici all’eccidio di vite umane è terribilmente
breve. Ma non ci interessava. Poi avanzarono. E iniziarono a riversare odio e
violenza su uomini e donne yazide. E iniziammo a indignarci, ma un malcelato esotismo
nei confronti di un culto pagano mai sentito prima distrasse molti dall’orrore.
Poi iniziò la processione degli ostaggi. Il primo, il giornalista James Foley,
fu abbastanza statunitense dal valere la prima pagina e l’attenzione mondiale.
Ne seguì un altro. E un altro ancora. E così via. Presto lo sgozzamento rituale
dell’ostaggio prese a valere appena un trafiletto sui nostri giornali. Nel frattempo,
azioni parallele, in un crescendo rossiniano di violenza simbolica (e
terribilmente reale), hanno insanguinato e alzato il livello del terrore nella
Francia del periodico satirico tardoilluminista Charlie Hebdo, nella garbata
Danimarca che discuteva proprio di tali episodi, e avanti così. Bambini iraqeni
ammazzati perché guardavano (leggasi: veneravano paganamente) il calcio, un
pilota giordano posto in gabbia e arso vivo, due decine di cristiani copti
egizi sgozzati uno ad uno, con chirurgica efferatezza, sulle rive del
Mediterraneo (passando attraverso scene che neanche Fascisti su Marte, come un
rogo di strumenti musicali in Cirenaica). Fino ad arrivare alla parata dei
curdi di oggi. Messi in gabbia come bestie da zoo, portati in giro per le vie
gremite di folla di una città dell’Iraq su occidentalissimi pickup. Un’umiliazione
paracircense degna di Goebbels.
Questo climax
ascendente di atrocità conduce ben presto all’assuefazione al Male di Baudrillardiana memoria. Assuefazione
nella quale i nostri ricettori morali rischiano di spegnersi. L’orrore è
diventato una cosa normale, prevedibile. Che smette anche di fare notizia. O che
al contrario viene pompato con macabra manipolazione. Si perde lo sgomento, si
perde l’indignazione, in questo stillicidio mediatico di abiezione quotidiana. O
al contrario, si aizza l’odio verso l’Altro, in maniera strategica. Chi profitta
di tutto questo sono ovviamente le destre nazionaliste: uno spettro xenofobo si
aggira oggi come ottant’anni fa per l’Europa – proprio adesso in cui gli ultimi
reduci di quella violenza nazifascista novecentesca si stanno addormentando per
sempre. Chi cade in balia della facile tentazione, suggerita da media sempre
tendenziosi, di sostanziare nell’Islam tutto il male del mondo, rendendo Isis e
Islam poco più che sinonimi, non ha capito però una cosa. Che l’Islam è solo un
substrato, su cui attecchisce oggi la violenza ferina dell’antiumanesimo.
Il vero scontro
di civiltà non è tra Europa e mondo Arabo, e nemmeno tra Cristianesimo e Islam.
Il vero scontro deve essere compreso come quello tra umanesimo e antiumanesimo.
La cristianissima Spagna cinquecentesca ha ucciso centinaia e centinaia di
migliaia di nativi americani. L’illuminista e romantica Germania ha sterminato
milioni di ebrei settant’anni fa. Lo Stato Islamico desidera non essere da
meno, pare. Trasversale, aldilà delle
identità culturali, linguistiche e religiose, il vero luogo del conflitto è tra
l’umanesimo che ha ispirato i principi della Dichiarazione universale dei
diritti dell’uomo ONU e un’ideologia antiumanista, basata sull’assoluto
misconoscimento della dignità umana, sull’annientamento sistemico di ogni forma
di alterità, e su un uso sapiente dei mezzi di comunicazione di massa (allora
la radio, oggi televisione e internet). Nessuna cultura, nessuna regione del
mondo è esente dai tentacoli dell’antiumanesimo. Nella Storia, non ci sono
popoli né terre vergini. Al massimo singoli individui, che riescono a restare
umani in mezzo al consumarsi quotidiano degli orrori dell’antiumanesimo.
Lagrime.
RispondiEliminaHai ben riassunto il cancro della nostra epoca: la mistificazione della dignità umana. Occorrerebbe maggiore sapienza, ma siamo troppo legati al dio denaro
RispondiElimina